Me la ricordo, ancora dentro la sua tortiera, in un fazzoletto di pianale della cucina alla sinistra della televisione. Ci stava per giorni, non perché non fosse di nostro gradimento, ma era talmente grande e sostanziosa che ne bastava un piccolo pezzo per soddisfare la voglia di dolce.
Ricordo che non amavo la presenza dell’uvetta, che all’epoca in realtà non apprezzavo molto in generale ma devo essere onesta, questa torta la preferisco anche oggi con poca uvetta.
La paciarella è una torta semplice della cucina povera tipica della Martesana milanese, dove sono cresciuta, ma diffusa in altre aree lombarde come la Brianza.
Per tradizione veniva preparata per le feste di paese che hanno luogo tra settembre e novembre, e per questo è conosciuta anche come torta paesana.
C’è un comune in Martesana a cui questa torta è certamente più legata. Come indicato in “La Martesana e il cibo. Percorso fra storia, popolo e territorio” di Marcello Menni fin dal 1971 tra settembre e ottobre a Gessate si tiene una sagra che la celebra e dal 2006 la paciarella ha acquisito in questo paese il marchio De.C.O. (Denominazione Comunale di Origine) come ‘Paciarèla di Gessate’.
I suoi ingredienti principali sono pane vecchio e tanto latte, ma come tutte le ricette di casa ogni famiglia custodisce la sua ricetta: c’è chi la prepara solo con il pane secco, e chi ci aggiunge il pan d’anice (un pan di spagna profumato di anice), chi usa solo cacao e chi aggiunge il cioccolato, chi la arricchisce con biscotti secchi e chi con gli amaretti, chi mette le uova e chi no.
Questa che vi lascio è la ricetta di mia mamma, a cui ho apportato qualche piccola modifica: ho sostituito parte dei biscotti secchi con gli amaretti e ho aggiunto la sambuca per dare qualche profumo in più, ma è molto buona anche senza.
Era da più di dieci anni che non la mangiavo, avevo quasi dimenticato il suo buon sapore. Non farò più passare così tanto tempo prima di rifare questa torta, che ha il potere di rifarmi sentire bambina.
Ho scelto questa ricetta per l’edizione di gennaio di Cucina Conversations, il cui tema, a me molto caro, è la cucina antispreco e il pane secco. Per leggere le altre ricette a base di questo ingrediente povero (e guai a buttarlo), scorrete in fondo al post.
PACIARELLA
Ingredienti per una tortiera di 23 cm di diametro:
300 g pane raffermo, meglio se a pasta dura o con crosta non troppo spessa
1 litro di latte
20 g burro
60 g cacao amaro
50 g cioccolato fondente
50 g zucchero
30 g uvetta
50 g amaretti secchi
50 g biscotti secchi
2 cucchiai di sambuca
1 uovo
30 g pinoli
1.In un pentolino portare a bollore il latte; fuori dal fuoco aggiungere il burro e far sciogliere. Spezzettare in una ciotola il pane secco e versarvi sopra il latte caldo. Aggiungere il cacao amaro e il cioccolato tritato finemente e mescolare di tanto in tanto per far assorbire completamente i liquidi fino ad ottenere una pappa. Più il pane è secco, più tempo ci vorrà.
2.Aggiungere lo zucchero, gli amaretti e i biscotti secchi spezzettati grossolanamente con le mani, la sambuca e l’uvetta precedentemente ammollata per dieci minuti e strizzata. Assaggiare ed eventualmente aggiustare di sapore: potreste aggiungere più zucchero, più amaretti, più cacao. Infine aggiungere l’uovo e amalgamare bene.
3.Imburrare e infarinare uno stampo per torte, versare il composto, livellarlo e cospargerlo di pinoli. Cuocere in forno preriscaldato a 150° per circa 1 ora. La torta si conserva bene per giorni, conservandola coperta a temperatura ambiente.
Enjoy!
Le altre ricette di Cucina Conversations a base di pane secco:
– Pasta mollicata di The Heirloom Chronicles
– Pasta con tonno, pangrattato e pinoli di Pancakes e biscotti
– Polpettone del recupero di Marmellata di cipolle
– Bruschetta di radicchio di Italian Kiwi
– Fried artichoke polpette di Flavia’s Flavors
– Stuffed onions di Turin Mamma
Fonti: La Martesana e il cibo. Percorso fra storia, popolo e territorio, di Marcello Menni
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Complimenti per il blog e per questo bellissimo post dedicato a una torta che fa parte della mia tradizione di famiglia. Anche io, come te, sono milanese ma vivo in Versilia: grazie per aver parlato di un dolce così semplice eppure tanto buono!
Ciao Francesca, grazie per le tue belle parole! È ancor più bello condividere ricette e racconti con chi ha, in un certo senso, i tuoi stessi ricordi. Grazie ancora e a presto, Francesca!